Pubblichiamo con orgoglio quanto segue:
Filiberto Vago al mimumo MICROMUSEOMONZA
Casa della Luna Rossa via Lambro 1 20900 MONZA(MB)
E’ un Museo da Guinnes dei primati: 2,29 metri quadrati di superficie, aperto 365 giorni all’anno, ventiquattro ore su 24. E
giovedì 7 – mercoledì 13 aprile 2016
Una effrazione delle certezze rassicuranti oltre i confini del cerchio, la forma ritenuta più compiuta ed autoreferenziale con una rotazione infinita autosufficiente di anelli concentrici richiusi su se stessi. La mente umana lotta per affermare una concezione ordinata della realtà, per fornire una rappresentazione coerente delle forme, per questo – sembra suggerire l’artista – occorre andare oltre l’ordine platonico, sfrangiando oltre la circonferenza assoluta con un fascio di linee sottili e vacillanti in grado di creare tensione e movimento nel luogo geometrico di una perfezione assiomatica. Occorre rompere lo stato di riposo della forma caricando di energia il campo percettivo dell’opera inducendo una dinamica vibrazione nella visione. Un fascio diagonale di linee di forza, veri e propri vettori di impulsi transitori per generare un principio di indeterminazione e instabilità quantistica all’interno di una forma geometrica statica e assolutamente definita.
Nell’opera di Filiberto Vago, la certezza more geometrico demonstrata della forma si scontra con l’irriducibile eccentrica ecceitas della vita. La ribellione al rigore necessario della forma perfetta si ritrova nell’imprevedibilità del caso e nel destino che alimenta la vita. Puro pensiero, contemplazione di forme ideali, ma anche osmosi col mondo e la realtà: c’è una relazione inesauribile tra mente e corpo, tra pensiero e materia del mondo, c’è un fuoco inestinguibile che alimenta la vita oltre la contemplazione della perfezione. Non è il controllo razionale, non è il tentativo di realizzare una quadratura del cerchio, ma piuttosto una rottura del tempo dell’eterno ritorno della ripetizione. La freccia del tempo interrotto è un dardo scagliato per rompere il destino prevedibile inscritto nel cerchio dell’esistenza.
Vittorio Raschetti
Filiberto (a destra) con Felice Terrabuio (a sinistra)